giovedì 31 marzo 2011

E per finire...

   

           
Diamo un taglio ai pregiudizi,
non farti influenzare!










Speriamo che questo blog venga apprezzato da tutti i lettori.
Speriamo di avervi trasmesso le nostre riflessioni e i nostri sentimenti
E soprattutto speriamo di avervi sensibilizzato su questa tematica così
importante, attuale e molto problematica.

mercoledì 30 marzo 2011

Vi consigliamo alcuni film..



      Mi chiamo Sam
 


Titolo originale: I am Sam
Nazione:   Usa
Anno:      2001
Genere:   Drammatico
Durata:    132'
Regia:      Jessie Nelson

Trama

Sam Dawson, un uomo sulla quarantina costretto a crescere sua figlia da solo poiché la mamma della bambina li ha abbandonati, soffre di un lieve ritardo mentale che non gli permette di essere alla pari con le altre persone. Le abilità del suo cervello sono quelle di un bambino di sette anni. Nonostante ciò la loro vita è normale, fatta di un affetto sincero e di un'intesa tra padre e figlia che è fuori dal comune. Sam è aiutato in questo dai suoi amici e colleghi finché una sera non viene portato in caserma per quello che viene scambiato come un tentativo di adescamento di una squillo. Successivamente, durante la festa a sorpresa per il settimo compleanno della bambina gli assistenti sociali la portano via, anche per effetto di un episodio di cattiveria di un bambino invitato alla festa. Così Sam è costretto a cominciare una battaglia legale per l'affidamento. Dopo numerose pressioni, riesce a convincere Rita Harrison a diventare il suo avvocato, e questa storia si trasforma. Sam cambia, e fa cambiare la spregiudicata professionista, tirando fuori la sua sensibilità e la sua dignità. Epilogo commovente e profondamente dignitoso ma che, specie per le reazioni sociali, esprime una speranza piuttosto che una realtà. 


Crash - Contatto fisico

Titolo originale:    Crash
Nazione:  U.S.A., Germania
Anno:  2004
Genere:  Drammatico
Durata:  113'

Trama

In ogni metropoli del mondo anche solo camminando per strada s'incontrano persone, si creano dei contatti, ma a Los Angeles, i suoi abitanti sono talmente barricati dietro la loro città di vetro e metallo, da non incontrarsi quasi mai, ed è tanto il loro desiderio di imbattersi in qualcuno, di avere un contatto fisico, da volersi scontrare con qualcun altro solo per sentire qualcosa.
Questa è la descrizione di L.A. che fa il Detective Graham Waters, (Don Cheadle), all'inizio di "Crash - Contatto Fisico", il film scritto e diretto da Paul Haggis. In questa cornice si sviluppano e s'incrociano e sovrappongono tante storie di indifferenza, intolleranza e razzismo, interpretate magistralmente da Don Cheadle, candidato agli Oscar per "Hotel Rwanda", Sandra Bullock, Matt Dillon e Brendan Fraser. Ciò che colpisce guardando il film, dal punto di vista tecnico, oltre alla crudezza imposta dagli argomenti trattati è che nonostante le storie raramente s'intreccino tra loro, non si avverte il senso di divisione tipico del film a episodi, anzi la pellicola scorre tranquilla, e benché si salti da una vicenda all'altra di continuo, il cambiamento è impercettibile, non fosse altro perché si nota che i personaggi non sono sempre gli stessi. Apparentemente l'elemento conduttore è il razzismo, l'ignoranza e la rabbia che alcune persone hanno nei confronti di culture diverse, ma poi proseguendo nella visione ci si rende conto che il punto focale è la poca voglia o possibilità di comunicare che portano alla violenza e alla tragedia, indipendentemente da quale sia l'origine dell'interlocutore. Volendo dare un significato al film, Los Angeles diventa lo specchio della società in cui viviamo tutti, dove la paura, la diffidenza e la frustrazione hanno preso il sopravvento, portando a repressione e rabbia, a violenza gratuita e tragedie non volute…e non c'è innocenza che possa salvare. Il bene e il male si confondono nella città degli angeli di Haggis, (già sceneggiatore di "Million Dollar Baby").
Alla fine di questo film appassionante e commovente ci si chiede se esiste un modo per riscattarsi, se si può recuperare la dignità e l'innocenza perduta. Ma la sorte si sa: spesso è dotata di un'ironia che va oltre ogni nostra comprensione!


Un'altra protagonista : Diletta Bordigoni

Nell'Estate del 2010 ho partecipato come volontaria alle gare degli Special Olimpycs. A queste gare c' erano presenti ragazzi con diverse disabilità. Le gare sono durate tre giorni e io con altri ragazzi ci siamo offerti ad aiutarli. Alcuni avevano la Sindrome di Down, altri ritardo mentale lieve e grave, due in carrozzina e uno autistico.
In questa esperienza ho potuto constatare che questi ragazzi sono molto socievoli e allegri, ti trasmettono un' infinita dolcezza, rendendomi conto che non l' avevo trovata in altre persone. È stata un esperienza bellissima e non mi aspettavo di uscirne così entusiasta. In questi tre giorni oltra a crescere a livello umano mi sono accorta di quanto sono fortunata perchè riesco a fare tutto autonomamente senza aver bisogno di nessuno accanto, e per noi che lo facciamo quotidianamente ci sembra scontato. L'ultima sera passata con loro è stata quella del Palio, abbiamo sfilato insieme per tutta la città; mentre camminavo per la strada mi sono giunti all'orecchio disprezzi fatti da altri ragazzi e questo mi è dispiaciuto. Siccome quest'occasione è stata una grossa fonte di arricchimento personale, non vedo l'ora di ripeterla.

lunedì 28 marzo 2011

Parla una protagonista

Nome e Cognome= Nives De Nard
Data di nascita = 8 settembre 1995
Scuola = Liceo G. Mazzini Classe 2D
  1. Cosa provi a far parte della nostra squadra, il Movimento Special Olympics?
All’ inizio , l’anno scorso, ho provato un po’ di paura perché era la prima volta che partecipavo agli Special Olympics.
Quest’anno ero più sicura di me ed ero felice di partecipare alla partita di basket anche perché io ero il capitano della squadra.
  1. Cosa ti piace dello sport che pratichi?
Di questo sport mi piace il fatto di passare la palla alla mie compagne di squadra e segnare dei canestri per battere la squadra avversaria.
  1. Quali emozioni provi durante gli allenamenti? E durante una gara?
Durante gli allenamenti mi alleno con le mie compagne per migliorare la nostra tecnica di gioco. E durante una gara sono agitata al massimo.
  1. Hai trovato nuovi amici facendo sport? Se sì , vi vedete anche dopo gli allenamenti? Cosa fate insieme?
Sì, ho trovato alcuni amici tra i miei compagni di squadra , ci vediamo durante le ore di educazione fisica e ci alleniamo .
  1. Cos’ altro ti piace fare quando non pratichi sport?
Mi piace tango e lo pratico tutti i Venerdì a Ponzano Magra
  1. Come si chiamano i tuoi migliori amici? Dove li hai conosciuti? Cosa fai con loro?
I miei migliori amici si chiamano Nora e Diletta e anche le mie compagne di classe; Nora l'ho conosciuta mentre stavo aspettando il bus e tutte le mattine lo prendiamo insieme e durante il tragitto le confido i miei segreti.
  1. Sei innamorata?
Non ancora, però prima avevo una simpatia per un ragazzo che si chiama Michael italiano, carino, moro, simpatico, con il quale ci salutiamo.
  1. C’è una persona del mondo dello spettacolo; sport o musica che vorresti conoscere?
Purtroppo il mio cantante preferito è morto più di un anno fa, si tratta di Michael Jackson. Un cantante Italiano che amo sentire é Tiziano Ferro con la sua canzone “Indietro”. Mi piace anche Eros Ramazzotti “ Una terra promessa e Una storia importante.”
  1. Cosa vorresti dirgli /le ?O fare con lui / lei?
Mi piacerebbe incontrarlo e avere un autografo e sarebbe bellissimo andare al suo concerto.

SPAZIO ALLE VOSTRE IDEE

Voglio dire questa cosa……………………
Alle medie ho giocato più volte in palestra con le mie compagne di classe diversi giochi: pallavolo, calcio, pallacanestro, ecc…..
Mi piaceva tanto giocare con le mie vecchie compagne di classe della 3D della scuola media Schiaffini.
Il nostro professore di ed. Fisica si chiamava Chiavacci Paolo ed era bravo e buffo.
Alle superiori ho iniziato delle esperienze diverse, la piscina e palestra. In piscina ho imparato a nuotare perché prima sapevo solo galleggiare e non sapevo tanto come muovere le braccia e le gambe. Il prof Luigi Tartaglione e la prof Alessandra Borio ci hanno insegnato a fare qualche pratica di piscina.
Io avevo tanta paura, poi il mitico prof Luigi con le sue maniere mi ha spinto ad una nuova esperienza.
Poi un giorno visto che ero interessata alla attività sportiva mi hanno proposto di partecipare agli special olympics. Sono andata al palazzetto dello sport dove c’ erano scuole diverse della città e abbiamo giocato a pallacanestro. Io avevo giocato e so che mi hanno dato un berretto e altri doni degli special perché avevo partecipato.
Quest’ anno sono tornata al palazzetto dello sport, ho letto un giuramento della squadra non lo ricordo bene, ma diceva che l’ importante è partecipare. Poi sono andata a vedere un video con alcuni compagni di classe che parlava degli Special olympics e ho capito che special vuol dire essere ragazzi speciali, che noi giochiamo insieme come una vera squadra, vinciamo o perdiamo ma però a me non mi importa di vincere ma divertirmi e stare con i miei compagni di classe.

Contro i pregiudizi: "Special Olympics"

Special Olympics è un'associazione sportiva internazionale membro di SportAccord e riconosciuta dal Comitato Olimpico internazionale.
Fu fondata negli USA nel 1968,proponendo ed organizzando allenamenti ed eventi per persone con disabilità intellettive e per ogni livello di abilità.
Inizialmente,però,questa associazione nasce come progetto esterno all'ambito scolastico.
Il progetto scuola di Special Olympics infatti si verificò dopo alcuni anni,prende avvio dal percorso formativo denominato”so get into it”,indirizzato a tutti gli ordini e gradi di scuola che persegue l'obbiettivo generale di Special Olympics di promuovere ed educare alla conoscenza della diversa abilità per evidenziarla come risorsa per la società.
Ogni scuola può sviluppare il programma secondo le proprie caratteristiche ed adeguare il percorso in base alle proprie esigenze.
Il percorso didattico da portare avanti nella scuola prevede,oltre a momenti di preparazione teorica coerente con altre materie curricolari,una fase dell'azione in cui c'è l'impiego pratico.
Le attività sono finalizzate all'integrazione della disabilità intellettiva nella società attraverso lo sport,con la formazione di un team scolastico:un gruppo di insegnanti,personale non docente,familiari e volontari organizzato intorno intorno agli alunni con disabilità.
Gli obbiettivi più importanti del progetto scuola stanno nel promuovere all'interno delle scuole medie superiori una forte sensibilizzazione e formazione di volontario tra gli studenti del triennio superiore,che potranno essere futuri referenti nel lavoro e nella società dei ragazzi con disabilità.
Essi hanno il compito di stimolare,attraverso la sensibilizzazione degli studenti,un costruttivo dialogo tra le famiglie degli alunni con e senza disabilità,per fare promuovere loro la necessità di scoprire quale sia il valore aggiunto rappresentato dall'incontro e dalla comprensione della disabilità.
Inoltre,un altro obbiettivo di questo progetto è quello di affermare pienamente il valore dello sport quale strumento relazionale,riabilitativo sociale e,dove possibile accrescere il livello qualitativo dell'attività motoria,quale metodo strumentale più idoneo per poter conseguire soddisfacenti risultati.
L'ultima cosa infine è legata al sociale:si tende ad organizzare e a realizzare eventi e manifestazioni culturali,artistiche e sportive che mirino a valorizzare l'autonomia,l'autodeterminazione e l'autostima della persona disabile per il miglioramento della qualità della sua condizione di vita.

Pregiudizi nei confronti della disabilità

Nel panorama culturale italiano il concetto di “disabilità” rientra ancora in un meccanismo collettivo che tende a categorizzare determinate realtà sociali in generiche identità globali per i pregiudizi determinati da una relativa conoscenza.
Dette premesse favoriscono visioni e classificazioni standarizzate che provocano scarsa attenzione al sostegno e all'integrazione dei disabili nel contesto quotidiano, aspetto per altro trascurato, in primis, a livello istituzionale.
A confermarlo è l'ultima ricerca presentata a Roma il 20 Ottobre scorso, dalla fondazione Cesare Serono/Censis sulla percezione della Sindrome di Down, del Morbo di Parkinson, della Sclerosi multipla e dell'Autismo.
Lo studio mette in evidenza che il numero delle persone disabili, attualmente in aumento nel nostro paese, è ancora costretto a scontrarsi con l'invisibilità e l'ignoranza di radicati luoghi comuni diffusi nella collettività.
Dall'indagine emerge ancora che le persone disabili in Italia sono circa 4,1 milioni e alla metà degli italiani l'handicapp suscita letteralmente paura: per 9 intervistati su 10 i disabili sono accettati sono a parole ma di fatto emarginati.
Anche le persone diversamente abili suscitano, in gran parte degli italiani, sentimenti positivi come la solidarietà, l'ammirazione per la loro forza di volontà, la determinazione che comunicano, il desiderio di rendersi utili.
Sono parallelamente diffusi tuttavia comportamenti negativi come l'imbarazzo e il disagio.
La maggioranza degli italiani prova paura al pensiero dell'eventualità di potersi trovare, un giorno, a dover sperimentare la disabilità in prima persona o nella propria famiglia. Predomina il timore di non saper affrontare, in modo adeguato, le necessità materiali ed affettivo- relazionali delle persone disabili che appartengono al loro mondo.
Un numero elevato di italiani si dichiara indifferente al problema.
Lo studio della percezione sociale della disabilità evidenzia sentimenti che oscillano tra la partecipazione umana e la paura.
Un numero consistente di intervistati esprime in merito opinioni negative, nega che ci sia accettazione sociale e ritiene che la disabilità mentale ingeneri ora diffidenza ora paura. Queste persone spesso vengono discriminate proprio per tali ragioni.
In merito all'eziologia dell'handicapp, gli intervistati, dimostrano di non possedere conoscenze scientifiche appropriate, di avere informazioni generiche frutto di stereotipi e luoghi comuni.
In merito alla Sindrome di Down e in particolare sulle caratteristiche fisiche delle persone affette, si riscontra, un comune pensare che a tratti si colloca su posizioni pseudo-razziste che tendono a voler cogliere elementi di somiglianza tra soggetti colpiti da Trisomia 21.
Disinformazioni diffuse, esito degli effetti di una comunicazione poco rigorosa e scientifica, si riscontrano anche in merito a malattie comuni come Parkinson, Sclerosi Multipla e Autismo.

Intervista sul pregiudizio nella società

Abbiamo "sguinzagliato" i due maschi della nostra classe, Simone e Matteo, ad intervistare alcune persone sul tema del pregiudizio, Vediamo quello che è emerso dalle loro interviste,

1. Cos'è secondo te il pregiudizio?
Mah,secondo me il pregiudizio è la paura di conoscere l'altro con il quale noi non istauriamo un rapporto normale,ma basandosi su i luoghi comuni.
E' dettato dalla singola esperienza della persona che tende a generalizzare facendo passare le stesse caratteristiche della singola persona per tutto il suo gruppo d'appartenenza .
ogni pregiuzio viene affiancato da uno stereotipo ,mai il contrario .

2. Da cosa è scaturito ?
Il pregiudizio è scaturito dalla fondamentale convinzione, che pur avendo il lavoro sotto il naso
spesso "lo snobbiamo". Ad esempio i lavori manuali nei settori dell'artigianato , delle concerie delle pelli ,i caseifici o i lavori da braccianti .Sono questi i lavori ,che noi , italiani lasciamo scoperti , perchè sarebbe come sminuirsi sotto il profilo lavorativo .
Infatti ,dopo essersi ammazzati di studio ,facendo dei master ,oltre all'università ,vogliono avere già il posto fisso .Per questa ragione ,emigrano verso paesi che gli posso garantire occasioni migliori .

3. A chi è rivolto?
E' rivolto alle minoranze etniche .
I Rom ,che si considerano ,nomadi stanno molto spesso in posti fissi per generazioni .
I titoli di cronaca ,non ci aiutano ad integrarci con loro , poichè la maggior parte di essi , si rende
partecipe di atti illeciti .

4. Come combatterlo ?
Sensibilizzando la popolazione all'apertura culturale e religiosa .
Ognuno sà senza mostrare simboli ,la propria formazione culturale e di fede, l'importante è che queste cose siano nel rispetto delle leggi nazionali .

Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato e per la franchezza delle tue risposte .
Grazie a voi .
Per oggi è tutto da Matte e Simo .

lunedì 21 marzo 2011

Scorriamo le pagine dei giornali...

Per capire quanto siano purtroppo diffusi i pregiudizi nella nostra società, è sufficiente scorrere le pagine dei giornali: : scopriremo tristi vicende di persone emarginate perché "diverse".
Vediamone alcune.


DOPO L'AGGRESSIONE DI IERI SERA (da Corriere di bologna.it, 12-09-2009)
Ragazzo gay aggredito ai giardini,scoppia il caso omofobia
La vittima non accenna a motivi di discriminazione
Lo Giudice: «Non lo dice perché ha paura»

La polizia di fronte allo Chalet dei giardini Margherita
Razzismo o rissa da discoteca? Si accende il caso omofobia dopo l'aggressione di un ragazzo gay di 19 anni, avvenuta ieri sera di fronte ai giardini Margherita. Il ragazzo stava uscendo dallo Chalet dei giardini, che nei venerdì estivi ospita serate gay, quando, poco prima di salire in macchina, è stato preso a pugni da quattro ragazzi. Il motivo dell'aggressione sarebbe da ricercare in una lite avvenuta poco prima nel locale. Una versione del fatto l’ha riportata il gruppo «Bologna contro omofobia, lesbofobia e transfobia» su Facebook. Maurizio Cecconi, che fa parte di questo gruppo, ha raccontato che i quattro avevano bevuto molto e all’uscita, quando era il turno di pagare le consumazioni, non avevano i soldi. Così si sarebbe scatenata una lite con un ragazzo gay, amico del 19enne aggredito. Dopo la lite, i quattro si sono allontanati. Ma poco più tardi, quando il giovane della lite e il 19enne poi aggredito sono usciti dal locale, la storia è degenerata. Il primo è fuggito. L’altro è stato inseguito e preso a pugni, riportando qualche lieve contusione.
IL RAGAZZO - Lo stesso 19enne non ha ricondotto direttamente l'aggressione in un contesto di omofobia, riferendo che non sono state pronunciate parole di quel segno. Ai poliziotti intervenuti la scorsa notte in via Santa Chiara, vicino ai giardini, il giovane ha spiegato di essere stato aggredito senza motivo, senza accennare a motivazioni omofobiche. Il ragazzo ha rifiutato le cure mediche sul posto e al momento non ha ancora formalizzato la denuncia. Anche nella relazione di servizio della volante intervenuta non si fa riferimento a motivazioni di questo genere all’origine della lite. Sono comunque in corso accertamenti per individuare gli aggressori. Uno di loro era già stato identificato dalla vigilanza del locale, proprio perché il gruppetto dei quattro non aveva pagato il conto delle consumazioni.
ALLARME OMOFOBIA - Secondo il capogruppo del Pd al consiglio comunale e presidente onorario di Arcigay, Sergio Lo Giudice, il ragazzo aggredito non ha raccontato alla Polizia di essere gay per paura e perché la sua famiglia non ne è a conoscenza. Ma lo stesso 19enne sarebbe assolutamente certo che l’aggressione subita questa notte nei pressi dei giardini Margherita sia a sfondo omofobico. Il 19enne bolognese lo avrebbe spiegato allo stesso Lo Giudice. Secondo l’esponente del Pd «quella del gruppetto di ragazzi etero che si infila in una serata gay per poi passare alle provocazioni e talvolta all’aggressione fisica è una dinamica nota e ripetuta, anche se non sempre denunciata». Per il circolo omosessuale del Cassero, con l’episodio della scorsa notte anche Bologna «si inserisce nella spirale di violenza in cui è precipitata tutta la nazione». In un comunicato, il circolo omosessuale ricorda come gli «atteggiamenti di intolleranza e di violenza verso persone omosessuali sono sempre più frequenti». Non sono mancati attestati di solidarietà al ragazzo dal mondo della politica. Il primo a intervenire è stato il sindaco Flavio Delbono, che ha definito l'episodio un «atto vile» di fronte al quale «Bologna deve reagire»: «A nome della città condanno fermamente la grave aggressione avvenuta la notte scorsa ed esprimo la massima solidarietà alla giovane vittima».

 

Gita vietata a studente down ma i compagni si ribellano (da http://www.repubblica.it/, 23-02-2001)

All'istituto Comprensivo, una dirigente impedisce a un ragazzo con handicap di partecipare ad un'escursione. La classe rifiuta e decide di rinunciare all'attività, pur di evitare discriminazioni


CATANZARO - Uno studente di scuola media affetto dalla sindrome di Down, una gita scolastica, e una dirigente dell'istituto che nega al ragazzo l'autorizzazione a partecipare ad una gita. Tre elementi che sommati danno un risultato: la classe non ci sta, protesta e non va in gita.
E' Ida Mendicino, responsabile del coordinamento regionale per l'integrazione, a raccontare la vicenda: "In un primo momento la dirigente della scuola si era rifiutata di far partecipare lo studente alla gita". I genitori hanno interessato del fatto la Polizia, perchè c'è una norma che riconosce le gite scolastiche come "un'opportunità fondamentale per la promozione dello sviluppo relazionale e formativo di ciascun alunno". E anche per "l'attuazione del processo di integrazione scolastica dello studente diversamente abile, nel pieno esercizio del diritto allo studio".
Ma nonostante la normativa, la dirigente continua ad opporsi. Prosegue Mendicino: "La dirigente ha espresso ai docenti l'intenzione di non autorizzare in futuro alcuna uscita dello studente affetto da sindrome di Down. Ha anche chiesto ai compagni di classe di non portare a conoscenza del ragazzo le date delle gite in programmazione". Con quale motivazione? La "Scarsa capacità dello stesso ad apprendere a causa della sua infermità genetica". L'invito è stato immediatamente declinato dai compagni, ragazzi di terza media, i quali hanno dichiarato che avrebbero preferito rinunciare "tutti alle gite, pur di non veder discriminato il loro compagno".
Mendicino dice di raccontare volentieri l'episodio occorso in quanto "Segnale importante di cambiamento in una generazione spesso tacciata di eccesso di individualismo e di scarso senso di solidarietà. Un plauso ai ragazzi dell'Istituto Comprensivo di Catanzaro - conclude - che si sono dimostrati vera speranza di maturazione del tessuto sociale rispetto agli esempi che spesso provengono dal mondo dei grandi".



Un bambino dice alla mamma, da “Italia” news
"Aiuto mamma, questa sedia è gay", è la frase pronunciata da una bambina per far capire alla sua mamma che la sedia era rotta: pregiudizi contro gay e transessuali al centro di un dibattito al Festival della Salute in corso a Viareggio a cui ha preso parte anche l’ex Gf Gabriele Belli. E negli ospedali toscani il 20 per cento degli operatori sanitari dichiara di aver visto prendere in giro qualcuno in reparto per il suo orientamento sessuale.
Una frase che la dice lunga, e a pronunciarla è stata una bambina che, con il termine “gay” intendeva far capire alla sua mamma che quella sedia era rotta.
L’episodio è stato riportato dalla psicologa Margherita Graglia, intervenuta oggi a un convegno organizzato da Arcigay al Festival della Salute in corso a Viareggio e dedicato a “Orientamento sessuale e identità di genere”.“E’ una frase emblematica del gravissimo errore che purtroppo viene commesso spesso - ha spiegato la dottoressa Graglia - e cioè l’associazione di un comportamento non eterosessuale a elementi negativi”
Purtroppo quella bambina è in buona compagnia, e il pregiudizio e le discriminazioni verso le persone gay, lesbiche, transgender e transessuali continuano ad essere dominanti.
È l’allarme lanciato all’unisono dai relatori intervenuti al convegno: tra gli altri Fabianna Tozzi Daneri, presidente nazionale associazione Trans Genere (“Ricordiamoci anche l’Italia ha il primato di persone uccise per odio transfobico. Una società non inclusiva è la vera malattia”), Domenico Di Ceglie, psichiatra e ricercatore a Londra e Sergio Ardis , coordinatore del Comitato Etico Locale USL 2 di Lucca.
Proprio il dottor Ardis ha raccontato i poco confortanti risultati di un sondaggio compiuto tra 1200 operatori sanitari di vari ospedali delle province di Lucca, Massa Carrara, Pisa e Livorno dal quale è emerso che, anche negli ambienti sanitari, l’orientamento sessuale è uno stigma. Un esempio: 1 intervistato su 5, il 20 per cento, ha dichiarato di aver visto prendere in giro qualcuno per l’orientamento sessuale all’interno del proprio reparto: “E il numero di intervistati è relativamente esiguo, immaginiamoci dunque su larga scala quante sono le persone discriminate”.
Al convegno ha partecipato anche l’ex Grande Fratello Gabriele Belli, presidente dell’associazione a tutela dei diritti LGBT “We Have a Dream”.

lunedì 14 marzo 2011

In Italia, e non solo, esiste il pregiudizio etnico. Esso è generato da vari fattori che possono essere: la xenofobia, gli stereotipi, e, soprattutto, l'ignoranza.

Si è quel che si ha?

Ci sono vari tipi di pregiudizio; uno dei più comuni fra gli adolescenti è quello verso i "secchioni", che vengono soprannominati così solo perchè hanno la passione per lo studio, e in  seguito a questo  tendono a isolarsi ed essere vittima di derisioni e, talvolta, di atti di bullismo. Questi adolescenti vengono beffeggiati semplicemente perchè non rispecchiano lo stereotipo dei ragazzi odierni, che ci viene trasmesso dai mass-media.  Esso riflette una società basata sul consumismo e sulla voglia di apparire sempre migliori attraverso  oggetti a volte superflui come l'ultimo modello di cellulare o vestiti firmati. Perciò  il problema di base è che si fa sempre più forte l'idea del "SI E' QUEL CHE SI HA".
Però se non ci fermassimo soltanto all'apparenza potremmo capire che questi ragazzi non meritano queste prese in giro, essi studiano per crescere culturalmente e formare la loro personalità.

venerdì 4 marzo 2011

Donna al volante...pericolo costante???

Questo famoso detto rappresenta il tipico STEREOTIPO di ogni uomo; tutti, o quasi tutti, almeno una volta avranno ripetuto le parole "Sicuramente al volante c'è una donna!" (vedendo una macchina compiere manovre azzardate) oppure "Le donne non sapranno mai guidare!" ...
E questo si può ritrovare sulla vita di tutti i giorni:
"Caro posso usare la macchina?"
"Si così poi mi ritrovo una Smart anzichè la mia Yaris!"
"Vedi non ti posso chiedere niente!Basta io mi faccio dare la macchina da Luigi, almeno lui non si attacca a questi sciocchi PREGIUDIZI!"
Questo è un altro esempio del tema che abbiamo voluto affrontare.
Scendendo nei particolari:
Con la parola stereotipo si intende la raffigurazione rigida ed eccessivamente semplificata di un aspetto della realtà, e in particolare di un determinato gruppo o categoria sociale, che tende a formarsi nelle relazioni tra gruppi diversi.
Mentre con la parola pregiudizio si intende l'atteggiamento, più o meno favorevole o contrario, di un individuo nei confronti di un determinato gruppo o categoria sociale. 
Con l'esempio sopra citato abbiamo voluto rappresentare
il caso del sessismo ovvero la tedenza a valutare le qualità degli individui in base al sesso di appartenenza.