lunedì 21 marzo 2011

Scorriamo le pagine dei giornali...

Per capire quanto siano purtroppo diffusi i pregiudizi nella nostra società, è sufficiente scorrere le pagine dei giornali: : scopriremo tristi vicende di persone emarginate perché "diverse".
Vediamone alcune.


DOPO L'AGGRESSIONE DI IERI SERA (da Corriere di bologna.it, 12-09-2009)
Ragazzo gay aggredito ai giardini,scoppia il caso omofobia
La vittima non accenna a motivi di discriminazione
Lo Giudice: «Non lo dice perché ha paura»

La polizia di fronte allo Chalet dei giardini Margherita
Razzismo o rissa da discoteca? Si accende il caso omofobia dopo l'aggressione di un ragazzo gay di 19 anni, avvenuta ieri sera di fronte ai giardini Margherita. Il ragazzo stava uscendo dallo Chalet dei giardini, che nei venerdì estivi ospita serate gay, quando, poco prima di salire in macchina, è stato preso a pugni da quattro ragazzi. Il motivo dell'aggressione sarebbe da ricercare in una lite avvenuta poco prima nel locale. Una versione del fatto l’ha riportata il gruppo «Bologna contro omofobia, lesbofobia e transfobia» su Facebook. Maurizio Cecconi, che fa parte di questo gruppo, ha raccontato che i quattro avevano bevuto molto e all’uscita, quando era il turno di pagare le consumazioni, non avevano i soldi. Così si sarebbe scatenata una lite con un ragazzo gay, amico del 19enne aggredito. Dopo la lite, i quattro si sono allontanati. Ma poco più tardi, quando il giovane della lite e il 19enne poi aggredito sono usciti dal locale, la storia è degenerata. Il primo è fuggito. L’altro è stato inseguito e preso a pugni, riportando qualche lieve contusione.
IL RAGAZZO - Lo stesso 19enne non ha ricondotto direttamente l'aggressione in un contesto di omofobia, riferendo che non sono state pronunciate parole di quel segno. Ai poliziotti intervenuti la scorsa notte in via Santa Chiara, vicino ai giardini, il giovane ha spiegato di essere stato aggredito senza motivo, senza accennare a motivazioni omofobiche. Il ragazzo ha rifiutato le cure mediche sul posto e al momento non ha ancora formalizzato la denuncia. Anche nella relazione di servizio della volante intervenuta non si fa riferimento a motivazioni di questo genere all’origine della lite. Sono comunque in corso accertamenti per individuare gli aggressori. Uno di loro era già stato identificato dalla vigilanza del locale, proprio perché il gruppetto dei quattro non aveva pagato il conto delle consumazioni.
ALLARME OMOFOBIA - Secondo il capogruppo del Pd al consiglio comunale e presidente onorario di Arcigay, Sergio Lo Giudice, il ragazzo aggredito non ha raccontato alla Polizia di essere gay per paura e perché la sua famiglia non ne è a conoscenza. Ma lo stesso 19enne sarebbe assolutamente certo che l’aggressione subita questa notte nei pressi dei giardini Margherita sia a sfondo omofobico. Il 19enne bolognese lo avrebbe spiegato allo stesso Lo Giudice. Secondo l’esponente del Pd «quella del gruppetto di ragazzi etero che si infila in una serata gay per poi passare alle provocazioni e talvolta all’aggressione fisica è una dinamica nota e ripetuta, anche se non sempre denunciata». Per il circolo omosessuale del Cassero, con l’episodio della scorsa notte anche Bologna «si inserisce nella spirale di violenza in cui è precipitata tutta la nazione». In un comunicato, il circolo omosessuale ricorda come gli «atteggiamenti di intolleranza e di violenza verso persone omosessuali sono sempre più frequenti». Non sono mancati attestati di solidarietà al ragazzo dal mondo della politica. Il primo a intervenire è stato il sindaco Flavio Delbono, che ha definito l'episodio un «atto vile» di fronte al quale «Bologna deve reagire»: «A nome della città condanno fermamente la grave aggressione avvenuta la notte scorsa ed esprimo la massima solidarietà alla giovane vittima».

 

Gita vietata a studente down ma i compagni si ribellano (da http://www.repubblica.it/, 23-02-2001)

All'istituto Comprensivo, una dirigente impedisce a un ragazzo con handicap di partecipare ad un'escursione. La classe rifiuta e decide di rinunciare all'attività, pur di evitare discriminazioni


CATANZARO - Uno studente di scuola media affetto dalla sindrome di Down, una gita scolastica, e una dirigente dell'istituto che nega al ragazzo l'autorizzazione a partecipare ad una gita. Tre elementi che sommati danno un risultato: la classe non ci sta, protesta e non va in gita.
E' Ida Mendicino, responsabile del coordinamento regionale per l'integrazione, a raccontare la vicenda: "In un primo momento la dirigente della scuola si era rifiutata di far partecipare lo studente alla gita". I genitori hanno interessato del fatto la Polizia, perchè c'è una norma che riconosce le gite scolastiche come "un'opportunità fondamentale per la promozione dello sviluppo relazionale e formativo di ciascun alunno". E anche per "l'attuazione del processo di integrazione scolastica dello studente diversamente abile, nel pieno esercizio del diritto allo studio".
Ma nonostante la normativa, la dirigente continua ad opporsi. Prosegue Mendicino: "La dirigente ha espresso ai docenti l'intenzione di non autorizzare in futuro alcuna uscita dello studente affetto da sindrome di Down. Ha anche chiesto ai compagni di classe di non portare a conoscenza del ragazzo le date delle gite in programmazione". Con quale motivazione? La "Scarsa capacità dello stesso ad apprendere a causa della sua infermità genetica". L'invito è stato immediatamente declinato dai compagni, ragazzi di terza media, i quali hanno dichiarato che avrebbero preferito rinunciare "tutti alle gite, pur di non veder discriminato il loro compagno".
Mendicino dice di raccontare volentieri l'episodio occorso in quanto "Segnale importante di cambiamento in una generazione spesso tacciata di eccesso di individualismo e di scarso senso di solidarietà. Un plauso ai ragazzi dell'Istituto Comprensivo di Catanzaro - conclude - che si sono dimostrati vera speranza di maturazione del tessuto sociale rispetto agli esempi che spesso provengono dal mondo dei grandi".



Un bambino dice alla mamma, da “Italia” news
"Aiuto mamma, questa sedia è gay", è la frase pronunciata da una bambina per far capire alla sua mamma che la sedia era rotta: pregiudizi contro gay e transessuali al centro di un dibattito al Festival della Salute in corso a Viareggio a cui ha preso parte anche l’ex Gf Gabriele Belli. E negli ospedali toscani il 20 per cento degli operatori sanitari dichiara di aver visto prendere in giro qualcuno in reparto per il suo orientamento sessuale.
Una frase che la dice lunga, e a pronunciarla è stata una bambina che, con il termine “gay” intendeva far capire alla sua mamma che quella sedia era rotta.
L’episodio è stato riportato dalla psicologa Margherita Graglia, intervenuta oggi a un convegno organizzato da Arcigay al Festival della Salute in corso a Viareggio e dedicato a “Orientamento sessuale e identità di genere”.“E’ una frase emblematica del gravissimo errore che purtroppo viene commesso spesso - ha spiegato la dottoressa Graglia - e cioè l’associazione di un comportamento non eterosessuale a elementi negativi”
Purtroppo quella bambina è in buona compagnia, e il pregiudizio e le discriminazioni verso le persone gay, lesbiche, transgender e transessuali continuano ad essere dominanti.
È l’allarme lanciato all’unisono dai relatori intervenuti al convegno: tra gli altri Fabianna Tozzi Daneri, presidente nazionale associazione Trans Genere (“Ricordiamoci anche l’Italia ha il primato di persone uccise per odio transfobico. Una società non inclusiva è la vera malattia”), Domenico Di Ceglie, psichiatra e ricercatore a Londra e Sergio Ardis , coordinatore del Comitato Etico Locale USL 2 di Lucca.
Proprio il dottor Ardis ha raccontato i poco confortanti risultati di un sondaggio compiuto tra 1200 operatori sanitari di vari ospedali delle province di Lucca, Massa Carrara, Pisa e Livorno dal quale è emerso che, anche negli ambienti sanitari, l’orientamento sessuale è uno stigma. Un esempio: 1 intervistato su 5, il 20 per cento, ha dichiarato di aver visto prendere in giro qualcuno per l’orientamento sessuale all’interno del proprio reparto: “E il numero di intervistati è relativamente esiguo, immaginiamoci dunque su larga scala quante sono le persone discriminate”.
Al convegno ha partecipato anche l’ex Grande Fratello Gabriele Belli, presidente dell’associazione a tutela dei diritti LGBT “We Have a Dream”.

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